Armonia.
Ciò che l’uomo è, ciò che l’uomo diviene costituisce la sua verità e il suo bene. Egli pone dunque la domanda su se stesso come domanda sulla verità e risponde a questa domanda con il suo diventare tale verità: vede in essa il bene e lo compie.
Condivisione.
Con l’immagine del grano coltivato parliamo del carattere comunionale del lavoro dell’uomo per ottenere “l’acqua viva” e il “cibo per l’eternità”. Per il grano lavorano colui semina e colui che raccoglie, ma la loro gioia è comune; l’uno entra nel lavoro dell’altro. Senza questa azione comunionale nessuna pianta di grano si rivelerà e di conseguenza nessuna si compirà. Ed allora la verità del grano andrà perduta.
Inclusione.
Le “impronte” ci invitano all’esodo; esse rendono ciò che è frantumato un simbolo, che parlando di sé mostra la strada verso l’altra sua metà.
Interconnessione.
Per poter rinnovare il mondo nel quale viviamo occorrono nuovi benedettini che ci insegnino ad unire insieme l’aratro, la penna, la preghiera ed il canto.
Interdipendenza.
Il lavoro della vita può essere paragonato alla ricerca di qualcosa che si è perduto. Un tale lavoro è come un ricordarsi sempre di più dell’uomo e della donna intravisto nelle persone incontrate.
Partire dalla fine.
I segni della rinascita della nostra civiltà e del suo divenire cultura, cioè coltivazione di ciò che vive e deve crescere, il segno che la pigrizia e la comodità stanno per lasciare il posto al lavoro umano di auto definizione sarà la comparsa della grande arte. La comparsa del lavoro e dell’amore.
Prendersi cura.
La natura del lavoro dell’uomo, il lavoro come impegno dell’uomo a compiersi come uomo e per sua costituzione la realtà dell’uomo parla dell’incontro con un’altra realtà [ l’uomo è syn-ballein (simbolo) dell’uomo].
Unità.
Ogni alleanza è l’unità che nasce dall’incontro fra la promessa e la speranza.